akai s900 giappone 1986a catena di sintesi è del tutto simile a quella della sintesi analogica, in definitiva basterebbe sostituire gli oscillatori VCO con i campioni di solito definiti Sample o Waveform o Wave per ottenere lo schema di sintesi. Le differenze principali sono più costruttive e di accesso alla macchina che di funzione dei vari moduli. Gli amplificatori e i filtri infatti non saranno più pilotati da tensione ma direttamente da informazioni digitali e si trasformeranno da VCF a DCF Digital Controlled Filter e da VCA in DCA Digital Controlled Amplifier, cambia il metodo per ottenere i filtraggi e le amplificazioni ma non la funzione.

Gli inviluppi e i parametri dei moduli per esempio sono simili a quelli della sintesi analogica ma sono più complessi ed elaborati. Gli inviluppi EG Envelope Generator spesso offrono maggiori posizioni rispetto alle classiche 4 presenti in un ADSR. I filtri DCF possono essere multimodo anche se spesso soffrono di una resa sonora meno convincente dei corrispettivi analogici.

Rispetto ad un sintetizzatore analogico il campionatore ha solitamente meno controlli a disposizione e questo vale sicuramente per le prime generazioni di strumenti. Di solito l'aspetto tipico è caratterizzato da un pannello piatto privo di pomelli e cursori dove si trovano invece diversi tasti e un "Data entry" un unico cursore che serve per assegnare velocemente i valori ai parametri selezionati con i tasti. Lo strumento è pensato per essere programmato con calma in studio, si delega il compito di variazioni sonore nella performance live alla possibilità di registrare e richiamare le memorie preventivamente registrate. Per ovviare ai problemi della programmazione già i primi campionatori disponevano di Editor (programmi che permettono di controllare e visualizzare i parametri e di salvare e caricare banchi di suoni) che facilitavano l'uso di macchine particolarmente ostiche da programmare. fairlightcmibrochureUno dei primi campionatori professionali il Synclavier della New England Digital 1977 fu uno strumento rivoluzionario e costosissimo che permetteva, attraverso un monitor, la visione delle forme d'onda campionate così come faceva il suo diretto rivale il Fairlight CMI. Questi strumenti furono sicuramente un grande passo in avanti che i musicisti più attenti e ricchi adottarono subito sia per gli stimoli espressivi e sperimentali che potevano offrire sia per la possibilità di campionare suoni naturali e riprodurli con sequencer e altri strumenti midi.

Come già detto in precedenza l'arte di campionare risiede anche nel saper creare un loop o ciclo che risulti fluido e naturale. Con la potenza di calcolo attuale si potrebbe pensare di campionare facilmente un piano e di racchiudere tutte le possibili sfumature in un grande file. Questa operazione non è però così semplice dato che il suono di un piano ha almeno 7 diversi livelli di dinamica avvertibili da un normale ascoltatore, senza parlare della possibilità di usare i vari pedali. Se moltiplichiamo tutte le variabili di un solo tasto per 88 (il numero dei tasti di un piano) si arriverà facilmente alla cifra di 1000 diversi campioni. La polifonia poi mette in risalto un altro possibile limite della sintesi per campioni, se nella registrazione di un campione ci dovesse essere anche un piccolo rumore di fondo questo si sommerà a tutti gli altri rumori che accompagnano gli altri campioni formando un rumore ancora più avvertibile.

 

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