mellotron internoL'arte di campionare i suoni nasce prima del campionatore digitale di cui trattiamo qui. La musica concreta, che ebbe in Pierre Schaeffer il suo maggiore esponente, già alla fine degli anni 40 faceva uso di registrazioni sonore su vinile e poi su nastri per modificare e filtrare i segnali ripresi dai microfoni. Si introduce spesso, come abbiamo fatto qui, l'uso e l'evoluzione del campionamento con la musica concreta, ma in effetti c'è un enorme divario tra l'utilizzo di un nastro e quello di un campionatore. Riportare dei suoni registrati sotto il controllo di una tastiera era una cosa impensabile per gli anni cinquanta e solo alla fine degli anni sessanta alcuni strumenti permisero di controllare i campioni così precisamente. Il Chamberlin, il Mellotron, il Birotron e l'Optigan, supplirono a questa richiesta. Il primo e il secondo erano dei riproduttori di nastri con un nastro per ogni tasto e con più tracce per ogni nastro, mentre il terzoutilizzava dei dischi a lettura ottica con registrazioni di frasi orchestrali e di ritmi precostituiti. Esistevano (ed esistono ancora) delle vere e proprie librerie che solo le case costruttrici potevano offrire.

Questi strumenti ebbero una buona fortuna anche se non si diffusero molto a causa del loro prezzo elevato e della delicatezza dei sistemi. Oggi sono ancora molto apprezzati ed emulati per il carattere rievocativo e particolare dei loro campionamenti, in qualche modo il suono di flauto del Mellotron (usato dai Beatles in "Strawberry Fields Forever ") o quello degli archi è divenuto un timbro con un proprio carattere, diverso da quello che avrebbe voluto emulare.

La nascita del campionatore digitale e la sua commercializzazione segnò una radicale svolta nel mondo della musica commerciale. Nei primi anni ottanta tutti i più forniti studi di registrazione avevano tra le loro attrezzature un campionatore più o meno potente. Già con i sintetizzatori analogici e i primi sequencer lo studio elettronico aveva dato al compositore una completa autonomia dagli esecutori, dalle partiture, dalle sale da concerto. Adesso la possibilità di poter comporre da soli si consolida e diventa ancora più semplice e immediata. Il campionatore è strettamente legato ai personal computer con cui condivide informazioni e da cui può essere completamente pilotato. Non a caso alcuni compositori di musica rock accantonano per un momento la band per cimentarsi in esercizi di pura composizione elettronica.

zappa-with-the-synclavier

 Frank Zappa nel 1986 produsse un album completamente sviluppato e creato al Synclavier "Jazz from hell". E' risaputo come il compositore fosse molto attento all'esecuzione dei suoi brani e come le minime variazioni fossero dettate dalla sua direzione. In questo esercizio è lui da solo a dialogare con la macchina, i suoni spesso "asettici" e sempre uguali sembrano presentare una visione concettuale dell'idea compositiva. Liberati dai timbri espressivi e mai ripetitivi degli strumenti reali, Zappa e gli ascoltatori si possono concentrare sulla composizione in sé, quando però nell'ultimo brano la band ricomincia a suonare e le sapienti micro-variazioni timbriche e ritmiche dei musicisti ricompaiono, si tira un sospiro di sollievo. Lo stesso Zappa commentò l'uso del Synclavier: "Anything you make up, can be played or typed by the machine. One of the things I'm using it for, is the creation of complex rhythms, that I can have executed accurately by different groups of instruments. With the Synclavier you can have every imaginable group of instruments play the most complex passages because the little fellows inside will always play it with a millisecond precision degree... Some things live musicians do and machines don't are good and some are bad. One of the good things live musicians do is improvise. They respond to the moment, and can play with more expression than a machine. (Not that a machine knows no expression, but I have to type in a lot of numbers to instantly get the same amount of expression as of a well rehearsed band)...Machines don't get drunk, stoned, or fired and don't need help to carry their families with them from here to everywhere in cases of emergency." Zappa 1989, pag. 53.

Dalla metà degli anni ottanta si assiste ad una maggiore diffusione del campionatore. Lo strumento raggiunge prezzi più accessibili e molti professionisti optano per il suo impiego. Si assiste così ad un vero e proprio boom di suoni campionati. I brani commerciali si riempiono di sonorità digitali e spesso i musicisti si sottomettono ad un uso esageratamente emulativo dello strumento (ci sono brani in cui si sentono melodie recitate da cani), che comunque hanno una presa sul pubblico meravigliato dalla novità 

sequential circuits drumtracks usa 1984

Gli strumenti riprodotti meglio dal campionatore sono sicuramente quelli ritmici poiché non hanno durate eccessive, nasce così l'industria delle batterie elettroniche campionate. Già alcune case tra cui la Roland e la Korg si erano cimentate con successo nella commercializzazione di batterie elettroniche analogiche, ma il passaggio a quelle campionate porta, una miriade di piccoli organici strumentali del panorama delle correnti "New Wave" e "Hip Hop", a non ricercare musicisti ritmici ma anzi ad allontanarli preferendo la minimale e precisa sequenza elettronica ricca di frequenze basse e di suoni compressi rispetto alle normali batterie acustiche.

Le possibilità di campionare suoni sempre più lunghi porta alla riproduzione di intere frasi ritmiche "Loop" che già tanti dj avevano isolato tra le esecuzioni Funky e Ryhthm & Blues degli anni precedenti. Nasce l'arte di riutilizzare piccole parti e frasi sonore dei dischi più amati e di arrangiarle secondo nuovi criteri e gusti. In questo senso è interessante notare come il campionatore abbia riportato una intera generazione di giovani musicisti elettronici a diventare esperti di musiche degli anni sessanta e settanta da cui "rubare" suoni e idee. Per la prima volta nella storia della musica, la naturale evoluzione artistica che si nutre delle opere contemporanee e passate e le rielabora, copia letteralmente anziché imitare. Nessuno grida allo scandalo anzi la gara sta nel ricercare i loop migliori, campionarli come si deve e saperli utilizzare nelle proprie composizioni. Spesso i brani sono così minimali che il campione di batteria, una linea di basso e una traccia vocale compongono l'intero pezzo.

I batteristi e i percussionisti però non furono dimenticati dall'industria degli strumenti musicali, la casa Simmons creò una serie di batterie elettroniche prima a generazione analogica e poi digitale comandate da "Pad" (superfici in gomma che ricevono il segnale percussivo della bacchetta e lo trasformano per poter pilotare sintetizzatori e campionatori) che ebbe enorme successo. I suoni potenti ed effettati degli strumenti elettronici e dei campioni modificati, potevano essere suonati live e con un feeling più apprezzabile rispetto agli esperimenti degli anni precedenti. Più avanti la Roland creò l'Octapad una superficie di controllo percussiva divisa in otto zone con uscite midi che si poteva anche affiancare a una batteria acustica. Oggi i suoni elettronici ritmici sono così accettati e riconosciuti, oltre che richiesti, tanto che molti batteristi pop affiancano una superficie a pad al loro set classico.

jd800

Attorno all'euforia delle infinite possibilità date dalla sintesi a campioni cominciò a riemergere, a distanza di un solo decennio, la nostalgia per i vecchi sintetizzatori analogici, forse in quel momento non tanto per le sonorità ma per le possibilità di intervenire sui suoni facilmente e in tempo reale, i musicisti erano stanchi di inserire dei numeri o di interfacciarsi con un monitor sentivano il bisogno di avere a portata di mano il controllo sul suono in ogni momento.

La Roland per prima seppe interpretare questo bisogno lanciando nel 91 il JD800 un sintetizzatore a campioni completamente digitale che però era ricco di controlli, il pannello ricordava la complessità dei sintetizzatori analogici ma in più offriva le caratteristiche più moderne in termini di potenza polifonica, politimbrica e di effettistica. Dal JD800 in poi si assisterà ad un interesse sempre più attento alle superfici di controllo da parte di tutti i costruttori.

La fortuna della sintesi per campioni è ancora rintracciabile in ogni strumento didattico in vendita sul mercato oggi, tutti i piani o le tastiere da accompagnamento utilizzano questo sistema di generazione divenuto il più economico e affidabile. Il grande pubblico ormai ha familiarizzato con questa sintesi tutti si aspettano che la propria piccola tastiera giocattolo abbia tanti suoni percussivi e un buon numero di suoni orchestrali più o meno convincenti.

doepfer a112 germania 2004

Recentemente la Doepfer (moderna casa di sintetizzatori analogici modulari) ha proposto tra i suoi moduli un piccolo campionatore a 8 bit che può essere pilotato tramite il sistema CV-Gate tipico dei primi sintetizzatori Moog. Quello che spesso viene richiesto oggi ai campionatori non è tanto di essere fedeli ai timbri che riproducono, ma di avere una propria personalità e di colorare il suono con i propri convertitori anche imprecisi. Il suono campionato deve essere riconosciuto come tale e "segnato" dal proprio strumento. E' anche per questo motivo che alcuni vecchi campionatori a 12 bit (al di sotto dello standard riconosciuto oggi) sono ricercati, è ricomparsa anche la possibilità, nei campionatori più recenti, di utilizzare frequenze di campionamento e profondità che colorano e degradano il suono. Si tende ad evidenziare che un determinato suono proviene da qualcosa che si è ascoltato, da un'esperienza musicale vissuta che è stata fatta propria dal compositore ed è riproposta in un arrangiamento diverso dall'originale. Il campionatore diventa così il mezzo per rielaborare l'arte del passato (esercizio infinitamente ripetuto da tutti gli artisti nella storia) in un'epoca in cui la gran parte della cultura musicale a cui siamo esposti nella vita è registrata su supporti e sempre meno vissuta dal vivo o eseguita direttamente. Non ci si appropria più dell'idea melodica o della progressione armonica ma direttamente del suono dello studio, degli strumenti e dell'intera registrazione che complessivamente formano l'esperienza sonora.

 

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