nord lead

Come abbiamo già visto la funzione emulativa dei sintetizzatori ha sempre interessato il musicista. La possibilità di avere sotto il proprio controllo una inesauribile lista di strumenti per poter esprimere la propria arte o solo per prevedere il comportamento di un'orchestra è indubbiamente una lecita ambizione di qualsiasi arrangiatore. Nella metà degli anni 90, quando ormai il personal computer e il midi avevano fatto nascere uno studio virtuale affidabile e testato, si intensifica la ricerca di timbri sempre più realistici. Le librerie di campionamenti si fanno sempre più raffinate e ricercate ma mancano di quella espressività tipica della performance musicale. Nello stesso momento il progresso tecnologico rende accessibili calcolatori capaci di processare le impegnative formule che servono per generare la sintesi per modelli fisici. Sembra che la storia dell'evoluzione del sintetizzatore e quella dei processori si siano date appuntamento per dare uno slancio ad una industria che stava per appiattirsi sul campionamento.

Strumenti virtuali come il Access Virus, pur essendo delle rielaborazioni della sintesi analogica con un nuovo motore generativo, hanno avuto un grande successo e sono ormai diventati degli standard. E' anche grazie alla sintesi virtuale che si è avuta una seconda riscoperta della sintesi analogica. Se con l'arrivo della sintesi a campioni si era sentito il bisogno di ricorrere a strumenti più semplici da programmare e con interfacce più immediate, con quella virtuale ci si concentra di più sulle qualità timbriche perché si paragonano i sintetizzatori a modelli fisici con quelli analogici. La catena di sintesi è la stessa (VCO, VCF, VCA, ADSR, LFO, ecc.) e il confronto risulta più semplice e viene quasi naturale. Lo sforzo del musicista-analizzatore nel comprendere le minime differenze nel timbro implica un'attenzione particolare e un affinamento della cultura del suono elettronico.

Dal punto di vista sperimentale la sintesi virtuale mette nelle mani del programmatore la possibilità di “inventare” strumenti nuovi (si può simulare, per esempio, il suono che si otterrebbe da uno strumento ad ancia con il corpo di una chitarra) e apre nuovi orizzonti sul piano della interazione dei controlli esterni con le variabili interne. E' vero però che le case produttrici concentrano le loro attenzioni verso le possibilità emulative della sintesi per modelli fisici, il che va a discapito di un approfondimento delle possibilità meno esplorate e forse più promettenti di questa tecnica come sottolinea Lorenzo Seno: “Noi consideriamo che, nello sviluppo di strumenti musicali basati su modelli fisici il raffronto con gli strumenti acustici sia certamente un passaggio indispensabile, filogeneticamente e ontogeneticamente, una guida capace di svelare la correttezza e la fecondità delle ipotesi messe in campo e delle semplificazioni adottate, ma riteniamo che si debba andare oltre, che la ricerca sulla sintesi per modelli fisici debba portare a strumenti "nuovi", capaci di generare nuovi suoni e di fornire nuove capacità espressive."

"Ci si può domandare, a questo punto, perché mai, allo scopo di esplorare nuovi spazi sonori, si debba adottare un approccio che intrinsecamente privilegia l'imitazione della realtà fisica. Si può dubitare che invece approcci più astratti, più legati al segnale in quanto tale, siano più fecondi e diano più libertà." L. Seno Sintesi per modelli fisici. Verso una semantica dei suoni. http://www.acustica.org/sem_suoni.html

Sul piano puramente emulativo si fa sicuramente un passo in avanti, rispetto alla sintesi per campioni, per quanto riguarda quegli strumenti che sono caratterizzati da forti influenze del corpo umano sul timbro. Forse, un piano ben campionato è ancora superiore ad un piano prodotto con sintesi virtuale, ma un flauto campionato difficilmente riuscirà a ripetere quelle “inesattezze” e le particolari sfumature che intervengono costantemente sul timbro modulato dal fiato e dal gesto del musicista.


yamaha wx5La sintesi basata su modelli fisici è strettamente legata ai controller esterni. Senza l'utilizzo di questi strumenti "poliricettivi" la sintesi perde di interesse e di credibilità. Non avrebbe senso prevedere un algoritmo in cui, a seconda della pressione dell'aria immessa in uno strumento, questo cambia completamente il timbro, se poi non si utilizza una periferica che sia capace di trasmettere tale cambiamento. Tutte le macchine che possiedono un "breath controller" sono particolarmente adatte a pilotare sintetizzatori a modelli fisici che emulano strumenti come flauti, sassofoni, trombe. Queste permettono per esempio di suonare il sintetizzatore potendo assegnare il parametro della "pressione sull'ancia" ad una reale pressione esercitata su un'ancia finta.

Tutto ciò rende la performance sempre più prossima a quella di uno strumento reale e forse, più ci si avvicinerà ad emulare con il timbro e con il controllo hardware lo strumento acustico, meno interesse susciterà questo tipo di sintesi nel musicista che tra i 2 strumenti probabilmente sceglierà quello vero. La sintesi per modelli fisici è quindi ancora alla ricerca dell'emulazione perfetta ma quando l'avrà trovata (se mai questo potrà avvenire) sarà probabilmente obbligata ad andare oltre, sia nella ricerca timbrica che in quella del gesto musicale.

La sintesi per modelli fisici è un grande impulso all'innovazione dei controlli dedicati. Risultano più apprezzati quei sensori che riescono a interpretare meglio il gesto dell'esecutore e che, pur partendo dalla struttura degli strumenti musicali tradizionali, cercano di andare oltre le possibilità offerte da questi e di proporre mezzi di espressione ancora più articolati e personalizzabili.

Il controller Continuum della Haken Audio, di cui abbiamo già parlato, è un esempio di questa ricerca e si adatta molto bene alla possibilità di modulazione attraverso sensori esterni tipica della sintesi per modelli fisici. L'esecutore deve decidere quale parametro assegnare ad un determinato sensore, e poi sperimentare un'impostazione esecutiva che risponda alle esigenze individuali. I nuovi controlli sono strumenti comuni a tutti i musicisti ma, configurabili a tal punto che ognuno può farne il "proprio" strumento.

La fortuna della sintesi per modelli fisici ha avuto un forte impulso grazie ai software. Non tutti i musicisti infatti potevano permettersi strumenti come lo Yamaha VL1 che era molto costoso (circa 6000 dollari) ed aveva una polifonia di sole 2 note, tra l'altro i microprocessori impiegati non erano ancora molto potenti e il calcolo richiedeva così tanta potenza, che si dovette limitare la polifonia. La Korg costruirà poi il Prophecy un sintetizzatore dedicato all'emulazione di strumenti acustici ma anche di sintetizzatori analogici, meno costoso e più venduto. La potenza di calcolo sempre più grande dei personal computer è stato comunque il vero motore propulsivo della sintesi per modelli fisici, quando ancora costruire processori dedicati all'emulazione sonora comportava uno sforzo non indifferente per le case costruttrici, i programmatori di software esploravano il campo della sintesi virtuale sfruttando la sempre crescente potenza dei processori contenuti nei normali computer in commercio. Sono nati infiniti programmi spesso gratuiti che tentano di emulare ogni sorta di fenomeno audio. Si cerca di riprodurre, strumenti reali, elettromeccanici, sintetizzatori, processori analogici ed effetti di ogni genere. La fortuna di questi software è indubbia sia per la loro economicità sia per la buona qualità che si ottiene utilizzandoli sia per l'enorme flessibilità che concedono all'utilizzatore.

rebirthE' interessante citare Rebirth della Propellerhead un emulatore di un piccolo sintetizzatore analogico con sequencer (TB303) e di due batterie elettroniche (TR808 e TR909) della Roland che hanno avuto un grande successo all'inizio degli anni 90 quando furono riscoperti e utilizzati per le sezioni di basso e percussioni della House Music. La fortuna di Rebirth è particolarmente interessante perché testimonia come la facilità di accesso a questo software, visto il prezzo accessibile e la semplicità di utilizzo, abbiano incuriosito tantissimi giovani, che da meri fruitori di dance music, sono diventati presto compositori della propria musica preferita, pur non avendo nessun bagaglio culturale specifico ne costosi e delicati strumenti da dover gestire e sincronizzare se non il proprio Personal computer. Anche la Native Instruments ha creato vari software di grande successo, tra cui un emulatore di organo Hammond molto conosciuto e utilizzato. La Waves ha invece puntato l'attenzione sul mondo dei processori creando effetti virtuali di ogni sorta e proponendo riproduzioni virtuali di costosi processori reali. Un accenno importante è dovuto anche ai programmatori di software gratuiti che spesso hanno poco da invidiare ai software commerciali. In questo ambito la piattaforma Linux, in questo momento, è quella che offre più possibilità di programmazione e di fruizione dei software liberi.

Un caso a parte è quello della Clavia che con il Nord Modular ha affiancato a un hardware classico e minimale, dotato di pochi controlli assegnabili a piacimento ai parametri che più interessano al programmatore, la possibilità di creare suoni molto complessi attraverso una visualizzazione grafica disponibile su una applicazione per Personal Computer. La Clavia è comunque diventata famosa per il Nord Lead uno dei primi sintetizzatori virtuali dedicato all'emulazione della sintesi analogica riprendendo anche i controlli dei vecchi sintetizzatori e ripopolando di pomelli i pannelli. Da questo modello ha avuto inizio un'interessante e fortunata serie di sintetizzatori prima "Virtual Analog" e poi anche dedicati alla simulazione di strumenti elettromeccanici nati tra gli anni sessanta e settanta come piano Rhodes e Wurlitzer, l'Honnher Clavinet e gli organi Hammond e VOX.

Una particolare e interessante applicazione della sintesi dei modelli fisici è quella che sta portando avanti il progetto "Astra" Ancient instrument Sound/Timbre Reconstrution Application. Un gruppo di ricercatori di diverse università e conservatori italiani ha iniziato a ricostruire virtualmente antichi strumenti non più esistenti, grazie alla sintesi per modelli fisici. Si è cercato di ricreare il timbro dell'Epigonion, un'arpa usata nell'antica Grecia, attraverso lo studio delle raffigurazioni presenti su vasi e grazie alle descrizioni che poeti e scrittori ci hanno tramandato. E' evidente che lo sforzo in questo caso non è solamente tecnico, matematico e informatico, ma richiede l'ausilio di archeologi, organologi, iconografi, storici, musicologi. Qui la predisposizione emulativa dei modelli fisici viene usata non per un esercizio scientifico o come prova della validità di un algoritmo, ma come uno degli elementi che servono al raggiungimento di un fine, quello della riproduzione di un suono ormai perso. Come se si ricreasse il profumo di un fiore estinto. Non è detto che questo non sia anch'esso un puro esercizio teorico (se si hanno le informazioni per creare lo strumento virtuale si potrebbe ricreare anche quello reale) ma come si sa gli studi e gli incontri, tra le varie materie che sono impegnate in una ricerca, spesso creano qualcosa di nuovo da cui può scaturire una nuova via, anche per il mondo della sintesi dei suoni.

 

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